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Criminal Profiling



“Il criminal profiling non potrà mai prendere il posto di una approfondita e ben pianificata investigazione, non potrà mai sostituire l’esperienza, la competenza e l’addestramento professionale del detective, ma costituisce un’arma in più nell’arsenale di coloro i quali devono combattere con il crimine violento.”

– H. Paul Jeffers​



Il Criminal Profiling nasce con lo studio degli omicidi seriali e si sviluppa cercando di decifrarne le dinamiche psicologiche e comportamentali, non limitandosi ad una mera classificazione ma estendendo l’analisi anche alle altre forme di violenza agita, non solo omicidiaria. Si pone come obiettivo quello di delineare un profilo psicologico, dare indicazioni investigative e catturare il reo.


Per Douglass, Ressler, Burgess e Hartmann (1986) il profiling consiste nella identificazione delle principali caratteristiche di comportamento e personalità di un individuo, basate sulle peculiarità del crimine commesso.

Holmes e Holmes (1996) identificano nel profiling tre obiettivi fondamentali finalizzati a fornire informazioni utili su:

  • Una valutazione sociale e psicologica dell’offender;

  • Una valutazione psicologica dei reperti rinvenuti in possesso dell’individuo sospetto;

  • Una consulenza offerta agli investigatori sulle strategie di interrogatorio più efficaci.

Canter utilizza il termine profiling per riferirsi a qualsiasi attività che possa essere utile, a partire da ogni informazione disponibile, a delineare le caratteristiche dell’offender e del tipo di reato.


Il profiling si basa sul concetto che il comportamento riflette la personalità, quindi il comportamento del reo durante l’esecuzione di un reato riflette le sue caratteristiche personologiche. Confrontando i dati comportamentali riscontrati sulla scena del crimine con simili modalità d’azione agite da criminali già identificati e arrestati, si possono acquisire ulteriori informazioni sul sospetto sconosciuto. Questo permette agli investigatori di limitare l’elenco dei sospetti a un numero definito, permettendo di impiegare al meglio le risorse investigative


Non esiste una metodologia universalmente riconosciuta nell’approccio al criminal profiling, ma ci sono tuttavia elementi fondamentali per la costruzione di un profilo, riconosciuti dai principali autori, anche se affrontati e trattati con diverse modalità.


Il primo ed essenziale momento è l’analisi della scena del crimine; successivamente lo studio della vittima e delle possibili relazioni con il suo aggressore; infine il case linkare. Il ruolo del criminal profiling non si esaurisce, spesso, con l’identificazione dell’aggressore, ma prosegue suggerendo le migliori strategie di interrogatorio, in relazione alle caratteristiche di personalità emerse dal profilo psicologico.


L’analisi della scena del crimine ed il criminal profiling, sebbene apparentemente simili, sono tecniche investigative assolutamente differenziate. L’analisi della scena del crimine, infatti, si occupa delle tracce e delle prove fisiche, con l’obiettivo di determinare “che cosa è accaduto” e “in che modo è accaduto”. Il criminal profiling parte dall’analisi delle prove rinvenute sulla scena del crimine e dalla ricostruzione della dinamica dell’evento basata su tali prove, per affrontare la questione del “perché ciò è accaduto” e “cosa questo ci racconta del soggetto che lo ha commesso”.


L’analisi della scena del crimine, quindi, deve essere effettuata prima di poter affrontare qualunque passo del processo di elaborazione del profilo psicologico: non possiamo comprendere “chi è stato” e “perché lo ha fatto” se prima non si conosce “cosa e come” è accaduto. I mezzi impiegati nella raccolta degli elementi di prova prevedono l’utilizzo di tecniche tradizionali insieme a strumentazioni sempre più avanzate (videocamere, apparecchi fotografici ad altissima risoluzione, fotografie aeree, ecc.). Vengono raccolti dati anche sul contesto geografico che può fornire importanti orientamenti d’indagine (Geographical Profiling). Altri elementi importanti per il profilo psicologico sono i verbali di interrogatorio di coloro che si ritiene possano, in qualsiasi modo, aver preso parte al delitto, il rapporto medico-legale, le fotografie e il verbale dell’autopsia. Quindi, durante il sopralluogo vengono raccolti i dati oggettivi che saranno successivamente analizzati ed interpretati.


La maggior parte dei reati violenti prevede una relazione tra la vittima e l’aggressore e una scena in cui il crimine si svolge. Lo studio di tale relazione e delle caratteristiche derivanti dall’analisi della vittima (vittimologia) ha una funzione preventiva per tentare di ridurre il numero delle vittime e le circostanze contestuali nelle quali è più probabile essere vittimizzati, una funzione riparativa per ridurre gli effetti dei danni psicologici arrecati ed è utile ai fini della valutazione del rischio vittimologico. Risulta, inoltre, essere fondamentale perché sulla base dei criteri utilizzati per la scelta delle vittime è possibile acquisire ulteriori caratteristiche di personalità dello sconosciuto autore del reato.


L’analisi di tutti gli elementi sin qui elencati, porta ad un altro punto fondamentale del criminal profiling, il case linkage, vale a dire il procedimento attraverso il quale possiamo stabilire legami tra casi in precedenza non correlati. Fattori utili al linkage tra reati violenti sono: le prove fisiche, le descrizioni fisiche, il modus operandi, la signature (firma), l’analisi della vittima, l’analisi delle ferite e la localizzazione geografica. Il termine “case linkage system” si riferisce generalmente a un database di casi o informazioni correlate ai casi, che consente agli investigatori di stabilire elementi comuni in crimini differenti, aumentando le possibilità di comprensione delle caratteristiche del reo e facilitandone l’individuazione. Un esempio di database adottato dalle forze di polizia di tutto il mondo è l’AFIS, che permette l’inserimento e il confronto delle impronte digitali con quelle di soggetti già inseriti nel sistema. Nel campo più specifico del criminal profiling, i database elaborati sono il VICAP statunitense, il VICLAS canadese, il SASC italiano.


L’attività di profiling non riveste la stessa importanza e utilità in tutti i reati: più violento, gratuito o sessualmente connotato appare il delitto, più utile può rivelarsi l’elaborazione di un profilo psicologico dell’offender. Il delitto sessuale violento e con caratteristiche di serialità appare comunque il campo di applicazione elettivo del criminal profiling.



Bibliografia



Canter D., (2000), Offender profiling and criminal differentiation, Legal and Criminological Psychology, 5, 23-46.


Douglas J.E., Ressler R.K., Burgess A.W., Hartmann C.R., (1986), Criminal profiling from crime scene analysis, Behavioral Sciences and the Law, 4.


Holmes R.M., Holmes S.T., (1996), Profiling violent crime: an investigative tool, 2nd ed., Thousand Oaks, Sage.

Picozzi M., Zappalà A., (2002), Criminal Profiling. Dall’analisi della scena del delitto al profilo psicologico del criminale, Milano, McGraw-Hill.

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