Il Dottor Zivago: un’arma più letale delle bombe atomiche
“Il modo migliore per fare buona propaganda è non far mai apparire che si sta facendo propaganda” – Richard Crossman
Con la caduta del Muro di Berlino si è decretato un inappellabile giudizio: l’Occidente capitalista e democratico era dalla parte della ragione; l’Oriente comunista e totalitario da quella del torto. Si può arrivare ad affermare, quindi, che durante la lotta che si è tenuta tra il 1947 e il 1989 si sono visti contrapporsi il Bene e il Male. Il Bene aveva il diritto e dovere di difendersi, anche con metodi poco ortodossi, dal Male distruttivo. Ma qual è il limite oltre il quale il Bene passa dalla parte del torto?
Nel pieno della guerra fredda il governo degli Stati Uniti destinò grandi risorse ad un programma segreto di propaganda culturale rivolto all’Europa occidentale. Uno dei tratti principali di questo programma era proprio la negazione della sua esistenza. Fu messo in atto dallo strumento di spionaggio statunitense, la CIA, Central Intelligence Agency.
Parte fondamentale di questo programma fu l’istituzione del Congress of Cultural Freedom (Congresso per la libertà della cultura), organizzato dall’agente della CIA Michael Josselson tra il 1950 e il 1967. Al suo culmine, il Congresso aveva uffici in trentacinque paesi, stipendiava decine di persone, pubblicava più di venti riviste di prestigio, organizzava esposizioni d’arte, contava su un proprio servizio per la diffusione di notizie e articoli di opinione, organizzava conferenze internazionali di alto livello e ricompensava musicisti e altri artisti con premi e pubblici riconoscimenti. La sua missione era quella di distogliere l’intellighenzia europea dal fascino duraturo di marxismo e comunismo, in favore di una visione del mondo che si accordasse meglio con lo stile di vita americano.
Facendo ricorso ad una rete estesa e molto influente di “cervelli” al diretto servizio dell’Agenzia di intelligence, quali scrittori e filosofi, scienziati e storici, registi e direttori di orchestra, attori e critici d’arte, editori e giornalisti, la CIA iniziò, a partire dal 1947, a mettere insieme un “consorzio” il cui duplice compito doveva consistere nel vaccinare il mondo dal contagio del comunismo e nel facilitare il conseguimento degli interessi globali della politica estera statunitense.
Il consorzio messo in piedi dalla CIA, “formato da un’aristocrazia al servizio della nazione in nome di principi che superano lo spirito di parte”, costituì l’arma segreta con la quale gli Stati Uniti combatterono la guerra fredda, un’arma che, in campo culturale, ebbe un vastissimo raggio d’azione.
Qualcuno ha definito tale strategia il complotto più misterioso e meno raccontato della storia. Quel complotto aveva il nome in codice di “PACKET”, ed era il programma segreto di guerra psicologica della CIA, varato con grande dispiegamento di mezzi e forze per “vincere senza combattere la terza guerra mondiale”: uno scontro con un nemico subdolo, capace di utilizzare alla stessa maniera carri armati e propaganda più raffinata.
Uno degli ispiratori di “PACKET” era Frank Lindsay, il veterano dell’OSS (il servizio di informazione USA durante il secondo conflitto mondiale) che tra il 1949 e il 1951 aveva organizzato in Europa la rete di “stay behind”, Gladio. La “punta di lancia” del programma segreto era il Congresso per la libertà della cultura, nato a Berlino nel 1950 come reazione alle marce dei Partigiani della pace ispirate da Mosca. Attivo in molti paesi almeno fino al 1967 attraverso una serie di rinomate riviste letterarie quali: “Encounter” in Inghilterra, “Der Monat” in Germania, “Preuves” in Francia, “Tempo Presente” in Italia.
Tra i membri di questo consorzio figurava un gruppo assortito di radicali e di intellettuali di sinistra la cui fede nel marxismo e nel comunismo si era infranta di fronte al totalitarismo stalinista. La loro disillusione si accompagnava al desiderio di aderire a un nuovo progetto, di consolidare un nuovo ordine che sostituisse le forze ormai esaurite del passato. Gli intellettuali che si erano sentiti traditi dal falso idolo del comunismo si trovavano a considerare la possibilità di costruire un nuovo centro culturale (quale era stato Weimar in Germania) americano. Se il governo e la CIA erano disposti a fornire aiuto a questo progetto che male c’era? C’era, quindi, una vera comunità d’intenti e di convinzioni tra l’Agenzia e gli intellettuali reclutati per combattere la guerra fredda culturale.
Ma come veniva reclutato il personale? Il requisito fondamentale era che fossero uomini e donne di qualità, ideologi-intellettuali capaci di “manipolare le questioni dottrinali” e quindi di “formare o almeno predisporre, atteggiamenti e opinioni di quelli che, di volta in volta, sono destinati a fungere da leader dell’opinione pubblica”. Gli uomini e gli enti del consorzio avevano, quindi, il compito di creare stati d’animo favorevoli agli interessi americani. E gli strumenti per diffondere le loro mezze verità erano quelli psicologici.
Quindi una vera e propria guerra psicologia in grado di esercitare influenze su opinioni, atteggiamenti, emozioni e comportamenti di gruppi stranieri al fine di favorire il conseguimento di obiettivi nazionali.
Guerra Psicologica
Uso pianificato della propaganda e di altre attività, diverse dal combattimento, da parte di uno Stato, per comunicare idee e informazioni come mezzo per esercitare influenza su opinioni, atteggiamenti, emozioni e comportamenti di gruppi stranieri al fine di favorire il conseguimento di obiettivi nazionali.
Proprio dietro a questa idea si colloca l’utilizzo del “Dottor Zivago” come arma segreta della CIA per abbattere l’URSS.
Tutto è iniziato con Giangiacomo Feltrinelli e il suo agente Sergio D’Angelo incaricato di scovare talenti a Mosca, secondo i documenti della CIA pubblicati nel libro “The Zivago Affair” e anticipati dal “Washington Post”. D’Angelo fu il primo a scoprire Pasternak, bandito da Mosca, e Feltrinelli, sfidando le ire del Partito Comunista, lo pubblicò in Italia. Era il 1958 e la CIA, molto attenta al sottile potere della letteratura, lo aveva subito notato.
“Il messaggio umanistico di Pasternak, secondo cui ogni persona ha diritto ad una vita privata e al rispetto come essere umano, indipendentemente dal livello della sua lealtà politica e del contributo allo Stato, pone una sfida fondamentale all’etica sovietica del sacrificio dell’individuo per il sistema comunista”. Questo è quanto affermato un anno dopo dal capo della Soviet Russia Division nel sollecitare i suoi capi ad approvare un’operazione finalizzata a trafugare il testo originale nell’URSS. I superiori concordarono, aggiungendo che bisognava sostenere la candidatura al Nobel per un autore in grado di imbarazzare Mosca. La proposta arrivò fino alla Casa Bianca che accettò di buon grado.
Non essendo possibile inviare direttamente il romanzo oltre cortina, necessitava trovare un modo per consegnarlo a cittadini sovietici, che poi lo avrebbero portato di nascosto in patria e fatto circolare tra amici e conoscenti.
L’occasione giusta si presentò nel 1958, con l’Esposizione universale di Bruxelles, dove erano attesi circa 16.000 visitatori russi. La CIA contattò il servizio segreto olandese Bvd, chiedendo la cortesia di stampare il più in fretta possibile alcune centinaia di copie del romanzo in lingua originale. Una volta ricevuti i romanzi, gli americani, si resero conto che non potevano distribuirli tramite il loro padiglione, perché sarebbe stato un affronto che avrebbe creato troppe polemiche. La CIA chiese, allora, aiuto al Vaticano, che consentì di distribuire il Dottor Zivago ai russi cristiani che avrebbero frequentato il suo padiglione all’expo di Bruxelles, chiamato Civitas Dei. In poche ore le copie andarono a ruba, e i secchi della spazzatura della mostra si riempirono delle copertine del libro: i lettori le avevano tagliate per renderlo più facile da nascondere.
L’operazione era stata un successo. Le copie clandestine del romanzo di Pasternak erano diventate una merce molto ambita tra intellettuali e giovani.
Ma chi aveva informato la CIA a proposito dell’esistenza del Dottor Zivago? A gennaio del 1958 arrivò al quartier generale della CIA un pacchetto segreto. Al suo interno vi erano due rullini fotografici contenenti immagini delle pagine di un romanzo, intitolato appunto il Dottor Zivago: i mittenti erano le spie inglesi. Secondo Londra, Washington doveva impossessarsi di copie del libro, penetrare la Cortina di ferro, arrivare in territorio sovietico e diffondere quella che appare un’opera letteraria di successo.
L’operazione fu, quindi, vincente. Anche Feltrinelli sembrò accusare il colpo inferto dalla CIA all’URSS: l’Agenzia di Intelligence americana aveva, infatti, anticipato che l’editore olandese avrebbe firmato un contratto con la Feltrinelli, editore milanese di Pasternak. Ma il contratto non è mai stato firmato. Le copie in russo del Dottor Zivago pubblicate a L’Aia erano quindi illegali. Feltrinelli, che aveva i diritti del romanzo, si infuriò sollevando l’attenzione della stampa e diffondendo voci del coinvolgimento della CIA.
Gli strateghi di “PACKET” hanno, quindi, prodotto nei laboratori della guerra psicologica le idee che dovevano essere professare e persino le emozioni che dovevano essere sentite. E poi le hanno diffuse attraverso il cinema e la letteratura, la pittura e la musica, i giornali e la televisione. In questo modo hanno imposto dei gusti, dettato delle mode, condizionato il corso della politica e influenzato i risultati elettorali.
Ma perché a guerra fredda ormai conclusa, con il nemico ormai sconfitto, si continua a mantenere il segreto su questa storia? Nessuno dice se quelle “armi psicologiche”, se quel laboratorio di idee preconfezionate sia stato smantellato, se le notizie che leggiamo sui giornali o la immagini che vediamo al cinema o in televisione siano affidabili. Il popolo non ha il diritto di sapere, visto che tutto quello che è stato fatto, è stato fatto proprio per difendere tale diritto?
Approfondimenti
http://www.foia.cia.gov/collection/doctor-zhivago
http://apps.washingtonpost.com/g/page/world/the-cia-and-doctor-zhivago-explore-the-cache-of-documents/924/
http://www.radio24.ilsole24ore.com/programma/america24/dottor-zivago-russia-ieri-101030-gSLAuNgbf
Bibliografia e Sitografia
Finn P., Couvée P., (2014), The Zivago Affair: The Kremlin, the CIA, and the Battle Over a Forbidden Book, New York, Pantheon Books (Random House).
Gulotta G., Vagaggini M., (1976), La vittima, Milano, Giuffrè.
https://www.washingtonpost.com/world/national-security/during-cold-war-cia-used-doctor-zhivago-as-a-tool-to-undermine-soviet-union/2014/04/05/2ef3d9c6-b9ee-11e3-9a05-c739f29ccb08_story.html
Koestler A., (1950), The God that Failed: Six Studies in Communism, a cura di Richard Crossman, Londra, Hamish Hamilton; trad. It. (1957), Il dio che è fallito. Testimonianze sul comunismo, Milano, Edizioni di Comunità.
Saunders F.S., (2004), La guerra fredda culturale: la CIA e il mondo delle lettere e delle arti, Roma, Fazi.
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