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Cani supereroi o investigatori dal “fiuto” eccezionale?


di Nicolina (Nikka) Mastrangelo


Negli ultimi tempi si è assistito all’impiego di nuove forze, non umane, né bioniche, ma canine nelle indagini: i cani da ricerca: cani molecolari (detti anche mantrailing) e cani da cadavere. Questi investigatori talentuosi sono in grado di riconoscere particolari molecole all’olfatto.


Quando parliamo di cani da ricerca è giusto fare una distinzione tra doti contraddistinte possedute da distinte specie canine capaci di riconoscere o le molecole del sudore, o molecole legate alla decomposizione.

I cani, giornalisticamente definiti molecolari, non sono cani ingegnerizzati geneticamente o elettronicamente, ma sono, più correttamente, cani da ricerca, scientificamente in grado di “sentire”, annusare, molecole legate all’odore di una persona.


La razza dotata di questa peculiarità è il Bloodhound o Cane di S. Uberto, di origine belga. Letteralmente Bloodhound vuol dire “puro sangue” a differenza della propensione al fiuto per il sangue alla quale potrebbe far pensare tale denominazione.

Il Bloodhound è particolarmente sensibile in grado di riconoscere non solo la presenza di un essere umano in un determinato luogo (come fanno i cani che vengono impiegati ad esempio nei terremoti), ma specifiche persone, anche dopo molte settimane dal loro passaggio, individuando addirittura la direzione che ha preso. In pratica riescono a fiutare le piccolissime particelle che emanano un odore caratteristico.


I cani da cadavere sono invece in grado di riconosce i vari odori legati agli stadi di decomposizione, senza però seguire la traccia o il passaggio: il loro compito è la localizzazione dei resti di una persona.

Essi riescono a fiutare un’area specifica, che sia all’aperta o in un ambiente chiuso, in cui la presenza di un cadavere abbia persistito per almeno 20 minuti, sentendolo anche dopo anni e anche se scheletrizzato. Infatti questi cani, il cui primo impiego risale al 1974, (primo cane addestrato a New York), fiutano non solo cadaveri, ma anche resti umani o ossa.

Il loro addestramento interessa varie specializzazioni: ricerca dei dispersi in superficie, nei boschi, sotto le macerie, annegati, vittime di esplosioni o incendi devastanti e corpi sepolti, per cui non esiste un solo cane, quindi una sola razza impiegata.


In generale, questi i cani non hanno solo una elevata sensibilità di percezione dei singoli odori, ma anche la capacità di distinguere odori analoghi e di fare una fine ed efficace discriminazione olfattiva. Di fronte ad una miscela di odori, essi identificano le diversi componenti, le riconoscono e le ricordano formando un precisa immagine e memoria olfattiva.


In linea di massima il pastore Tedesco e il Labrador sono i poliziotti più preparati e affidabili utili anche in caso di servizi a tutela dell’ordine pubblico, nel contrasto al traffico di stupefacenti, nella ricerca di armi e ordigni esplosivi, controllo, inseguimento e fermo di persone sospette, latitanti o pericolose.


Negli ultimi anni i casi in cui si è resa necessaria la ricerca di persone scomparse e che hanno visto indispensabili questi validi aiutanti sono stati diversi: le gemelline Scheep, Roberta Ragusa, Gilberta Palleschi, Yara Gambirasio, Elena Ceste, e molti altri, fino ad arrivare al complicato, nuovo intervento richiesto per la ricerca di Bozzoli, l’imprenditore di Brescia.


Per quest’ultimo caso le ipotesi aperte sono inquietanti, il corpo dell’imprenditore potrebbe essere stato bruciato nel forno della fonderia.

L’impiego degli investigatori a quattro zampe si sta rivelando utile per la ricostruzione degli spostamenti dell’imprenditore e potrà essere determinante per ricercare minime “tracce biologiche” legate alla sua persona.

Infatti sembra che per fondere il rame, metallo utile a ricavare lingotti di ottone siano necessari 960 gradi di temperatura, mentre per la cremazione del corpo umano servano 1.200 gradi, molti più che per fondere i metalli, quindi tra gli scarti della fusione, potrebbe esserci qualche resto di Bossoli.

 

Curiosità


Secondo una leggenda un cane sull’arcà di Noè scoprì una falla per cui ci sarebbe stata l’entrata di acqua e sarebbe rimasto con il naso a tappare il buco per tutto il tempo. Sempre secondo tale leggenda per premiare il cane, Dio sostenne che da quel giorno in poi il cane avrebbe avuto un naso umido per mostrare la sua buona salute.


Fisiologicamente, perché il naso dei cani è bagnato?


Nel 2008 uno studio condotto su 54 cani ha mostrato che il naso bagnato è determinante per lo sviluppo del fiuto e, piuttosto che intrappolare semplicemente le molecole, il muco sul naso aiuta effettivamente a “ordinare” le molecole di profumo prima ancora di arrivare ai recettori.


Come funziona il sistema olfattivo canino?


Quando un cane alza le narici per annusare la forma delle aperture cambia, e pertanto riorienta l’aria nella parte superiore del muso, in particolare su una struttura chiamata "scaffale sub- etmoidale" (tale struttura non è presente negli esseri umani). Questo scaffale serve ad accumulare e trattenere nel muco le molecole di odore nel naso, ed è il punto in cui si trova la maggior parte delle cellule sensoriali olfattive. I neuroni olfattivi hanno cilia (piccoli peli) coperte di muco che arrivano nella cavità nasale: quando le molecole di profumo colpiscono queste ciglia, la cellula viene stimolata e invia un segnale lungo i nervi olfattivi (o assoni) che si riuniscono a formare il bulbo olfattivo. Dal bulbo olfattivo i segnali vengono trasportati al cervello che li interpreta come odori.


Anche se non è ancora del tutto chiaro, sembra che anche il pigmento dell’epitelio olfattivo giochi un ruolo nello sviluppo dell’olfatto. In particolare la gradazione di colore sembra essere correlata con la sensibilità: quanto più è scuro, tanto più l’olfatto è sviluppato (nell'uomo è giallo, nei cani giallo chiaro/scuro o marrone). I cani con pigmentazione chiara hanno un senso meno acuto dell'olfatto e gli animali albini non hanno alcun senso dell’odore. Così come anche l'anatomia del muso e del naso giocano un ruolo importante nello sviluppo del "super senso". I cani con musi lunghi hanno un fiuto migliore molto probabilmente perché hanno più spazio per i recettori olfattivi. In ogni caso il naso dei cani è uno strumento potente: si stima che i cani possono odorare tra il 10% e il 100% meglio degli esseri umani con una capacità di discriminare gli odori circa 1000 volte superiore a quella dell’uomo.


Basti pensare che nel cane la superficie della mucosa olfattiva varia tra i 70 e i 150 cm2, mentre nell’uomo è di soli 5 cm2. Razze diverse hanno diverse varianti di cellule recettoriali. Ad esempio, un bassotto ha circa 125 milioni di cellule del recettore, un Fox Terrier ha circa 147 milioni, e un pastore tedesco ne ha circa 225 milioni, nell’uomo non superano i 20 milioni. Quanto più cellule recettrici possiedono, tanto maggiore è la capacità di individuare e differenziare i diversi profumi e trattenerli più a lungo. Sulla base di queste caratteristiche fisiologiche le varie razze canine sono state selezionate dall’uomo allo scopo di soddisfare le proprie esigenze: caccia, guardia, guerra, controllo e difesa del bestiame e vezzo e negli ultimi anni anche per la ricerca e l’investigazione.

 

Sitografia



http://www.labanof.unimi.it/Cani%20da%20Cadavere.htm












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